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SOS PFAPA 1 – LA FEBBRE

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La prima cosa da fare quando abbiamo al diagnosi di pfapa e togliersi la paura della febbre… appena vediamo che il bimbo ha la febbre la prima tentazione è “abbassarla a tutti i costi” imbottendo i bimbi di antipiretici o anitnfiammatori, vediamo di guardare in faccia la febbre e cerchiamo di capirne il meccanismo:

VI RICOPIO QUESTO ARTICOLO MOLTO UTILE: http://www.pediatric.it/febbre.htm

La comparsa di febbre nel bambino mette sempre in agitazione i genitori. Spesso si riesce ad aspettare poche ore o pochi minuti prima di alzare il telefono e chiamare con urgenza il pediatra. Probabilmente non troveremo mai il sistema perfetto per eliminare questa paura atavica della febbre dall’animo dei genitori. Potremo spiegare ogni volta che la febbre alta non fa venire la meningite, che le convulsioni febbrili non arrecano alcun danno al cervello del bambino, che la malattia non è tanto più grave quanto più è alta la temperatura, che la febbre non si abbassa con gli antibiotici, e così ancora altro, ma questo non cambierà mai l’ansia dei genitori dinanzi la febbre. In questi tanti anni di esperienza ho capito che parlare-parlare-parlare, insegnare-insegnare-insegnare, essere-disponibili-disponibili-disponibili serve tanto. E’ quella che sia chiama “educazione sanitaria”. Oggi i “miei genitori” sono molto più sereni di ieri e lo spauracchio della febbre e l’uso/abuso dei farmaci per abbassarla a tutti i costi sono sempre più ridimensionati e vissuti serenamente. L’informazione da dare ai genitori deve essere sempre completa, mai contraddittoria, data con massima pazienza e secondo ciò che insegna la scienza medica.

Cos’è la febbre?

E’ un innalzamento della temperatura corporea al di sopra dei suoi valori normali, nel bambino 37.5°C se misurata ascellare o 38°C se misurata per via rettale. La temperatura corporea può variare da persona a persona e, soprattutto nei bambini può aumentare in seguito a sforzi, assunzione di pasti o bevande calde, riscaldamento eccessivo dell’ambiente, sudorazione eccessiva, sete. Questo perché l’aumento della temperatura corporea è un meccanismo fisiologico (quindi buono) che possiede l’organismo umano, di difesa, ma anche di compenso. Ma quando la febbre dura da più di 24 ore, allora evidentemente non è solo un fatto momentaneo. Probabilmente l’organismo è stato raggiunto da qualche germe. (O NEL NOSTRO CASO DALLA PFAPA) Per fortuna, quasi sempre, si tratta di germi virali banali, contro i quali non è necessario intervenire con nessun farmaco, perché l’organismo innalza la temperatura corporea e, come in una fornace ardente, il virus muore e il bambino sfebbra. Di febbre vera e propria si parla per temperature superiore a 38°C. Fra 38 e 39°C parliamo di febbre. La febbre sarà “alta” fra 39 e 40°C e “molto alta” tra 40 e 41°C. Da 37.5 a 37.9 parliamo di febbricola.

Che danni può provocare la febbre?

E’ scientificamente dimostrato che la febbre, anche alta, non provoca nessun danno all’organismo umano, a meno che non superi i 43°C. La febbre è un meccanismo fisiologico, un dono che ci è stato fatto dalla Natura, che possediamo tutti e che, pertanto, in quanto fenomeno fisiologico, non potrebbe mai determinare – come comunemente si pensa – una lesione al cervello, un danno, una meningite. Grave sarebbe, invece, non possedere quel cosiddetto “centro di termoregolazione” situato nel cervello e deputato a controllare la temperatura corporea e che, in situazioni necessarie, ne favorisce l’innalzamento. Proprio come fate voi quando avete deciso di cuocere un pollo nel vostro forno! L’unica cosa che può provocare la febbre, non necessariamente alta, in bambini sotto i 5 anni, spesso geneticamente predisposti, sono le cosiddette convulsioni febbrili. Si tratta di eventi convulsivi che nella stragrande maggioranza dei casi, benché esperienze brutte da vivere per i genitori, rappresentano comunque fenomeni benigni che non lasciano alcuna menomazione.

Come si misura la febbre?

Posizionando un comune termometro al gallio all’inguine o sotto l’ascella. Nei bambini sotto i 2 anni è preferibile la misurazione per via rettale, introducendo il bulbo del termometro nel retto, preferibilmente dopo averlo intinto nell’olio di oliva o nella vasellina. La temperatura andrà letta dopo 5 minuti o dopo 2 minuti se misurata per via rettale. E’ bene ricordarsi che la temperatura rettale è superiore di 0.5°C rispetto quella cutanea, per cui in tal caso bisognerà scalare 5 lineette dal risultato ottenuto (es. 38 = 37.5). Non misurate la temperatura appena il bambino si è svegliato ed è ancora coperto o subito dopo una corsa o una “bella sudata”, in quanto potrà risultare significativamente alterata e non corrispondente ad un reale innalzamento interno. Di recente sono stati introdotti anche in Italia dei sistemi di misurazione digitali della temperatura corporea, introducendo il termometro nel canale auricolare e leggendo la temperatura della membrana timpanica. Termometri senza mercurio I termometri tradizionali sono in vetro al gallio. I vecchi termometri a mercurio non sono ormai più disponibili, perché l’elemento che contenevano è stato considerato tossico poiché non si degrada e, se disperso, contamina l’ambiente e la catena alimentare. La comunità europea ha così disposto che entro il 2011 i termometri a mercurio non saranno più venduti in Europa (e neppure esportati) e dovranno quindi essere eliminati. Sono stati così sostituiti gradualmente da altri tipi di termometro di cui il più diffuso è un classico termometro in vetro che contiene all’interno del capillare una lega di Gallio, Indio e Stagno chiamata “Galinstan”. Questo composto si presenta come un metallo fluido a temperatura ambiente e con caratteristiche simili al mercurio per quanto riguarda la dilatazione al variare della temperatura. Non è tossico e risulta quindi sicuro per l’ambiente, tanto che può essere smaltito con i normali rifiuti domestici. Il termometro a Galinstan è in grado di effettuare misure accurate della temperatura nelle diverse sedi corporee (ascellare, anale, orale) in circa 3 minuti, tempo necessario al liquido per risalire il capillare, un tempo ritenuto ragionevole per gli impieghi normali di questo tipo di termometri. Preciso che in caso di rottura e ingestione accidentale del mercurio contenuto nei vecchi termometri, poiché non viene assorbito a livello della mucosa intestinale, non c’è alcun rischio di avvelenamento.

Come comportarsi se il termometro indica febbre?

La prima cosa da fare è rimanere calmi. Far bere il bambino. Non forzarlo a mangiare se non vuole. Evitare di coprirlo eccessivamente. Non costringerlo a letto se desidera muoversi. Non effettuare bagnature perché non servono a nulla se non a infastidire il bambino. Somministrare un “antipiretico” solo se la febbre causa irrequietezza. Ripeterne la somministrazione dell’antipiretico sempre e solo se la febbre infastidisce molto il bambino e comunque non prima di 6 ore. E’ opportuno, infatti, non superare le 4 dosi giornaliere di antipiretico (minimo ogni 6 ore), perché dosi troppo ravvicinate potrebbero determinare effetti tossici. Il motivo per cui si consiglia di non somministrare l’antipiretico, a meno che il bambino non è fortemente infastidito dalla febbre, è semplicemente perché la febbre è una terapia, una cosa buona. La febbre serve! I farmaci con effetto antipiretico e analgesico più studiati e quindi usati nei bambini sono il paracetamolo e l’ibuprofene.

QUALE ANTIPIRETICO?

Il farmaco di prima scelta è il paracetamolo presente sotto varie formulazioni commerciali come la nota Tachipirina. Esiste in varie formulazioni: supposte, gocce, sciroppo, compresse, compresse orodispersibili. Il dosaggio preciso dovrebbe essere calcolato considerando che il range terapeutico è tra 10-15 mg/kg/dose, massimo 20 mg/kg/dose. Si può quindi calcolare la dose giusta moltiplicando il peso per 10 e 15, massimo 20. L’intervallo minimo tra una somministrazione e l’altra o il passaggio ad un altro farmaco usato sempre per la febbre deve essere di 6 ore.

Come comportarsi se la febbre non scende dopo la somministrazione dell’antipiretico e il bambino è inappetente?

Abbassare la febbre con i farmaci antifebbrili non aiuta a guarire; è utile quando il bambino è veramente sofferente e serve solo a farlo stare meglio. Anche lo stato di inappetenza è una condizione che normalmente si accompagna alla febbre e come tale dovrà essere accettata e non necessariamente combattuta. Alcune volte potrà capitare che l’antipiretico faccia scendere di poco la temperatura o non riesca affatto. In questi casi i genitori cercano consiglio e chiedono al pediatra quali altri rimedi o farmaci utilizzare per far scendere la febbre. E’ buona norma allora ricordare che una febbre elevata e resistente è segno di una certa virulenza dell’agente infettante e della sua capacità di scatenare infiammazione, fenomeno di per sé non grave. Alcune volte, proprio a causa dell’infondata paura di ciò che possa capitare con la febbre elevata, vengono somministrati farmaci “pesanti” o non necessari o sconsigliati nell’età pediatrica, come l’Aspirina (acido acetilsalicidico), l’Aulin (nimesulide), la Novalgina (metamizolo), il Bentelan (betametasone). Altre volte, invece, vengono utilizzati metodi fisici come i bagni freddi, tiepidi o le spugnature, metodi che non sono consigliabili. Già la salita della febbre da’ al malato una sensazione spiacevole di freddo e brividi (che sono contrazioni “programmate” per abbassare la temperatura corporea). Se si cerca di raffreddare con spugnature il corpo del bambino febbrile, il suo “termostato” cercherà di mantenere alta la temperatura, quindi farà aumentare i brividi e la sensazione di freddo e peggiorerà quello che noi vorremmo eliminare, il malessere del paziente. Alternativa al noto paracetamolo è l’ibuprofene pediatrico.

Quando preoccuparsi e chiamare il medico?

Se la telefonata serve a tranquillizzare i genitori possiamo sempre rivolgerci subito al nostro pediatra, anche per comunicargli i sintomi che accompagnano la febbre. In generale, se il bambino non mostra sintomi particolari è bene somministrare l’antipiretico ed attendere 48 ore, tempo necessario per valutare la comparsa di eventuali sintomi che potranno essere di aiuto al medico per fare una corretta diagnosi quali: respirazione difficoltosa e naso chiuso, tosse secca o catarrale, dolore alle orecchie, difficoltà a muovere la testa, vomito, diarrea, lacrimazione, difficoltà ad urinare, urine scure e maleodoranti, dolore addominale. E’ bene consultare urgentemente il pediatra nelle seguenti condizioni: se il bambino ha meno di 3 mesi, se è molto irritabile, piange e si lamenta continuamente, se la febbre supera i 40°C, se scuote violentemente le braccia o le gambe ed è tutto rigido (convulsione), se ha un fortissimo dolore alla pancia.

Visita a casa o allo studio? Un bambino con la febbre può uscire di casa?

Si fa spesso gran fatica a spiegare ai genitori che far uscire il loro figlioletto febbricitante non gli comporterà assolutamente alcun danno, non lo esporrà affatto ad ammalarsi di polmonite, ne peggiorerà la sua malattia. E’ per questo motivo che il Sistema Sanitario Nazionale nel contratto con i Pediatri convenzionati, dice che il medico a sua discrezione compie le visite domiciliari e solo “in caso di intrasportabilità dell’ammalato”, non specificando “per febbre”. Eppure la richiesta di visite domiciliari in caso di febbre si propone continuamente, anche per temperature febbrili basse, cioè al di sotto di 39°C. E’ indubbio che la possibilità di visitare il bambino con la febbre allo studio crea dei notevoli vantaggi: la possibilità, se necessario, di eseguire alcuni esami semplici, eventuali terapie urgenti, la presenza di apparecchiature più idonee per la diagnosi, la possibilità di far visitare il bambino nell’orario che si preferisce senza doverlo disturbare nel sonno o in momenti in cui è particolarmente irritato. Le condizioni atmosferiche non influenzano affatto l’andamento delle malattie. Il bambino febbricitante può essere accompagnato nello studio del medico così come può essere trasportato in casa di altri familiari per permettere, ad esempio, ai genitori di recarsi al lavoro.

LauraSOS PFAPA 1 – LA FEBBRE

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